lunedì 5 ottobre 2015

Dialogo col campione: Lisa Borzani



Lisa Borzani è una ultratrailer che corre per l’Atletica Amatori Chirignago.
Bronzo a squadre ai mondiali ultratrail di Annecy 2015, come anche in Galles nel 2013.
Lisa Borsani si è inoltre aggiudicata numerose importanti competizioni a livello nazionale e internazionale.


Ciao Lisa, a volte il primo passo di una gara inizia mesi o anni prima con un'idea, un desiderio o un sogno che vogliamo realizzare. Per te in che modo i “sogni” sportivi influenzano il tuo allenamento e le tue gare? In che modo? L'influenza è solo positiva o può anche essere negativa?
Sicuramente avere un obiettivo, indipendentemente che questo sia un semplice obiettivo o un sogno è secondo me è notevolmente importante. La motivazione e l'impegno che “metti” sono due aspetti funzionali al raggiungimento di ciò che vuoi ottenere e sono connessi al porsi degli obiettivi.
Anni fa ho visto il mio compagno Paolo partecipare al Tor de Geants e, in quel momento, mi sono detta “anche io parteciperò”, ponendomelo come obiettivo. Questo mi ha trasmesso una grande motivazione per allenarmi e per arrivare pronta all'appuntamento.
Sicuramente l'avere un obiettivo o un sogno ha una valenza positiva e mi riesce difficile considerarlo negativo. Anzi! Credo che l'avere un obiettivo ti permetta di stringere i denti, facendoti uscire per l'allenamento anche quando non ne avresti voglia. Senza una meta da raggiungere ci sono cose che non faresti mai.

Nel porsi obiettivi a lungo termine, secondo te quali sono i tratti caratteriali che maggiormente possono favorire, per uno sportivo, questo processo di pianificazione e l'iter di avvicinamento e di concretizzazione dell'obiettivo?

Come diceva un mio ex allenatore, la virtù principale dell'ultramaratoneta è la pazienza. Credo sia importante saper pianificare con pazienza, senza avere il desiderio di bruciare le tappe.
Questo aspetto è fondamentale soprattutto nelle fasi iniziali, poi entrano in gioco la perseveranza e la resistenza mentale. Se una persona si pone un obiettivo distante nel tempo, anche tre o quattro mesi, può capitare che all'inizio sia pieno di voglia ed entusiasmo, ma durante la preparazione abbia dei cali motivazionali. La resistenza mentale quindi sicuramente aiuta. Altre caratteristiche psicologiche sono senza dubbio la motivazione, la determinazione e la voglia di raggiungere l'obiettivo prefissato.
Ricapitolando credo che gli aspetti centrali siano quindi: pazienza; resistenza e alti livelli di motivazione. Oggi va molto di moda la parola resilienza e credo che riassuma bene quanto sia necessario per raggiungere un obiettivo a lunga scadenza.
Pensando alle tue gare, credo che una tua dote sia la resistenza. Ripensando alla tua vita, fin da quando eri bambina, c’è stato un momento o un’esperienza in cui ti sei accorta che eri portata per “la resistenza” e che la sensazione di superare la fatica ti poteva piacere?

Seppure io riesca nelle gare dove c'è da resistere, ho l'impressione che non sia io che so resistere ma che siano gli altri a mollare. Non credo di avere livelli di resistenza oltre il normale.
Mi viene però in mente che fin da bambina sono stata abituata alla resistenza. Ho il ricordo di vacanze passate a casa con la mia famiglia dove la mattina uscivo con mio papà e andavamo a camminare per ore e ore per raggiungere un paese vicino o per andare a trovare mia nonna. Mia nonna abitava a 30 chilometri di distanza. Questo ci permetteva di far trascorrere il tempo.
Camminare per ore, alternandolo la camminata a delle corsette è una cosa che ho fatto fin da bambina ed è quindi nel mio DNA. Credo che questa forma mentis mi sia stata trasmessa da mio padre come “cosa” normale.
A livello esistenziale, quale definizione daresti alla parola fatica? Cos'è per te la fatica?
La fatica è quella sensazione che provi quando vuoi andare un po' oltre i tuoi limiti. Quando vuoi spingerti un po' più in là rispetto al tuo standard per riuscire a migliorarti, conseguendo un passo in avanti. Senza lo sforzo, che la fatica stessa implica, non potresti raggiungere un obiettivo.
Vedo la fatica anche come un mezzo per dare sale a quello che fai. Un obiettivo raggiunto con fatica ha sicuramente un sapore diverso rispetto ad un obiettivo raggiunto senza sforzi.
Nel linguaggio comune normalmente gli viene conferita una connotazione negativa, perché implica un disagio. Bisogna però considerare che è anche un mezzo per raggiungere situazioni molto piacevoli come ottenere un risultato sperato come portare a termine un trail particolarmente impegnativo o un determinato posizionamento in classifica.
Per te, in ambito sportivo, esiste un pensiero felice dotato di una forte carica energetica? Un pensiero “batteria”, che ti permette di andare avanti anche quando le risorse fisiche sembrano ormai al lumicino?

Quando, in un trail o in un ultratrail, vado in crisi, mi concentro sul famoso qui ed ora. Mi concentro sul momento che sto vivendo, dicendo a me stessa che ce la posso fare e che tante volte dalle crisi sono uscita. Le crisi passano. Come sono venute, se ne vanno anche via.
Il pensare alla temporaneità mi aiuta molto ad uscire da questi momenti di disagio. Non è scritto da nessuna parte, infatti, che le crisi devono perdurare per ore ed ore o che dureranno per tutta la gara. Questi pensieri mi danno sollievo e mi permettono di essere ottimista rispetto al superare la crisi che sto vivendo.
Ci sono dei pensieri invece da cui attivamente ti tieni lontana, perchè sai che questi potrebbero nuocerti a livello motivazionale compromettendo le tue gare?

Assolutamente sì! Questo è il mio tallone d'Achille! Sono consapevole che, certi pensieri, certe persone, certe frasi e certi sguardi impressi nella mia memoria, devo tenerli lontani in ogni modo, per tutta la durata della gara.
Questa la vivo come una grande fatica, perchè questi pensieri si annidano tra le pieghe della mia mente e tenerli fuori risulta a volte difficile. Nonostante questo, devo riuscirci a tutti i costi perchè una volta entrati rischiano di compromettere le mie gare.
Alcune mie gare infatti sono andate “a farsi friggere”, proprio perchè mi sono concentrata su uno sguardo negativo o su una parola detta da una determinata persona in una determinata situazione.
Hai qualche strategia per rimandarli al mittente?
Come ti dicevo questa per me è la parte più dura. L'energia e gli sforzi che mi richiede non fare arrivare questi pensieri alla mente è notevole, ma so che che se non dovessi farcela poi diventa molto dura.
La strategia è quindi quella di farli morire prima che nascano, prima che arrivino alla mente. Posso concentrarmi su qualcosa di concreto come mangiare un pezzo di cioccolata o una barretta. Posso concentrarmi su sensazioni fisiche come masticare o come il sapore che ho in bocca.
Sposto l'attenzione dalla mia mente alle mie sensazioni fisiche, facilitando la sperimentazione di sensazioni positive, ad esempio cercando un pezzo di cioccolata nello zaino. Questo lo trovo d'aiuto.
Se lo sport, in questo senso intendo i trail e gli ultratrail ti avesse modificato a livello caratteriale, secondo te quali sono gli aspetti su cui questo cambiamento è avvenuto?

Secondo me l'ultratrail mi ha reso più paziente. Tempo fa, otto ore in ufficio, seduta davanti a un computer, mi sembravano interminabili. Ora penso che sono solo la metà di quelle che passo in mezzo ai boschi a correre. Anche il lavoro, come la crisi, ha quindi un termine. Mi ha permesso, quindi, di avere una concezione diversa del tempo che passa, rendendomi di conseguenza più paziente nello svolgere le attività che non mi piacciono.
Anche la possibilità di entrare e uscire continuamente da momenti di crisi mi ha reso più resiliente. Andando spesso in montagna ho imparato ad apprezzare di più le cime ed i paesaggi della natura, scoprendo delle bellezze incredibili, che credo mi abbiano arricchito molto.
Questi apprendimenti cerco di metterli in pratica nella vita di tutti giorni, perché sento che mi aiutano a vivere meglio. Penso quindi che se l'ultratrail mi ha modificato, lo ha fatto in meglio.

Nell'ambiente dell'ultratrail le tue sfide col tuo compagno Paolo sono ormai famose. Il fatto di allenarvi insieme e fare quasi sempre le stesse gare a ritmi simili in che modo senti possa essere un fattore motivante e in che modo lo può essere meno?

Non posso neanche concepire che questo possa essere uno svantaggio. Pianificare con lui le gare e condividere con lui tempo e le esperienze secondo me è un grossissimo vantaggio, perchè ho al mio fianco una persona che mi capisce rendendo meno probabile la nascita di difficoltà.
A livello motivazionale è inoltre, per me, importantissimo avere il suo appoggio. Se sentissi che non approva la mia partecipazione ad una gara, credo che non ne prenderei parte o se lo facessi non renderei al meglio. Credo sia una bellissima opportunità poter condividere una passione e questo tipo di vita e questa condivisione ci permette di crescere come coppia.
Un trail, inoltre, ti va bene quando hai una condizione di vita e famigliare che ti permette di correre con la mente libera. Sapere che ho l'appoggio di Paolo e che lui è per me un compagno in tutto e per tutto mi infonde un senso di sicurezza e una serenità che diventano per me un valore aggiunto in corsa.

Gareggi tutto l'anno, quasi ogni weekend, su distanze spesso molto lunghe. A volte ti sono state rivolte critiche per questo. Anche se molte di queste gare le utilizzi come allenamento, pensi che ti intacchino un po' le risorse di resistenza mentale, oppure sono sempre allenanti anche sotto questo punto di vista?

Per me correre è sempre un gran piacere, per cui lo faccio sempre molto volentieri e nelle gare trovo uno stimolo che non trovo in allenamento. Non è sempre agevole andare ore e ore da sola per monti e avere la possibilità di prendere parte a una gara diventa per me un vantaggio.
Molte persone mi dicono che gareggio troppo, ma io mi diverto, ci metto passione e impegno e quando arrivano dei bei risultati sono anche contenta. Mi alleno e gareggio anche per questo, non voglio fare finta di non essere competitiva. Inoltre avendo un lavoro, non potendo vivere di solo trail, non devo rendere conto a qualcuno e quindi cerco di godermela.Dal punto di vista mentale non mi sento assolutamente provata, non sento le energie mentali che se ne vanno. A differenza di molti io non vedo la gara come un appuntamento in cui devo dimostrare qualcosa a qualcuno, ma come un momento per divertirmi e per fare il meglio che posso.
La gara inoltre può essere anche un allenamento in vista di un obiettivo futuro. Ad esempio, per preparami al Tor de Geants ho partecipato a molte gare lunghe, nell'ottica di arrivare nel migliore dei modi a questo evento.
Quando ho partecipato alla Dolomiti Skyrun, all'Orobie e alla Lavaredo ero consapevole che arrivavo da un periodo di carico e che i risultati sarebbero potuti essere buoni o meno. A livello mentale, però le energie non mi sono mai venute meno.
Inoltre un mio parere personale è che in Italia molti top runner non si allenano a sufficienza e questo, a mio avviso, spiega il motivo per cui non riusciamo ad emergere, a livello maschile, sulle lunghe distanze. Quattro o cinque ore di allenamento non credo siano un gran lungo e in Francia infatti molti atleti lavorano più di noi.
Vedendo da spettatore le gare di ultratrail, una domanda che sorge spontanea riguarda il rapporto tra fatica e divertimento. Quale secondo te è il rapporto, a livello quantitativo, tra fatica e divertimento?
Se ti rispondessi che mi diverto e basta mentirei. Ci sono dei frangenti in cui la frase “chi me l'ha fatto fare” emerge, però la componente della soddisfazione e del divertimento è sempre prevalente.
Forse più che divertimento puro c'è una componente di soddisfazione che è sempre presente nei miei allenamenti e nelle mie gare. Una sensazione di godimento e di appagamento connesso ad un buon risultato o unicamente legato all'aver preso parte ad una gara che ti piace molto è sempre presente. Passare in posti che amo, come la Val D'Aosta e le sue vette, è già una ragione che mi spinge a partecipare a queste gare.
La fatica e lo sforzo sono presenti, ma lo sono in proporzione inferiore rispetto ai lati positivi che ti regala la partecipazione ad un trail.

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