mercoledì 21 ottobre 2015

Musica in movimento: Rage Against the Machine - Rage Against the Machine

Conoscete Andrew Howe? Vicecampione del mondo di salto in lungo nel 2005 e secondo ai mondiali 2007 di Osaka, un grande talento spesso fermato dagli infortuni. Ebbene, lui non ha mai nascosto la sua passione per la musica. Suona la batteria in una band, e ha collaborato con alcuni artisti. Essendo batterista di un gruppo rock, con interessi rivolti al l'hardcore, al metal, la musica deve averlo sicuramente influenzato anche nello stile di vita e nella sua attività sportiva. Facile immaginarselo ascoltare musica prima di una rincorsa per un balzo, o prima di un intenso allenamento. 

Un gruppo che sicuramente sarà rientrato nei suoi gusti, sono i Rage Against the Machine, di Los Angeles, tra l'altro città natale di Howe. L'album di esordio dei RATM, omonimo, nel 1992, è stato una vera bomba nel panorama musicale mondiale. Impegnati politicamente, potenti, incazzati, sono una vera botta di energia per ogni attività sportiva.


L'album si apre con una canzone dal titolo programmatico, "Bombtrack", coi riff di chitarra presi in prestito dall'hardrock più classico, e la voce hip-hop e arrabbiata di Zack De la Rocha a condire questa esplosione musicale. 


Il secondo pezzo, "Killing in the Name", è ora già leggenda. Il basso di Tim Commerford ad aprire la via alla chitarra di Tom Morello, e un testo "contro", contro ogni potere e ogni obbligo, un botta e risposta continuo tra voce e strumenti. Ascoltando l'album durante un'attività fisica, non si può non sentire crescere dentro energia, alimentata dalla rabbia per ogni abuso di potere subito, per ogni ingiustizia. 

"Take the Power Back" si apre con la batteria di Brad Wilk a duettare con il basso funky di Commerford, e il solito cantato-parlato-urlato di De la Rocha, con Tom Morello e le sue geniali trovate sonore a perfezionare la canzone. 

"Settle for Nothing" è più lenta, ma con un ritornello sempre arrabbiato, al vetriolo, a ridestare attenzione e ridare energia. "Bullet in the Head" sai apre con una nuova ritmica funky, con ritornello rock, e il solito chitarrismo sfrenato e mai fine a sé stesso di Tom Morello. "Know Your Enemy" pare come la più classica del lotto, con ritmo serrato, e un breve intermezzo in cui interviene la voce mistica e penetrante di Maynard Keenan dei Tool. 

Ecco il ritmo tornare più lento, ma sempre potente, con il riff iniziale di "Wake Up", dichiarazione d'amore verso i Led Zeppelin, e l'infaticabile incredibile rapeggiare di De la Rocha, che esplode nel finale con un urlo, un invito, "Wake up", "sveglia". Ancora più lento l'incedere di "Fistful of Steel", con gli effetti sonori di Morello, e un finale in crescendo che non dà mai tempo davvero per rifiatare

"Settle for Nothing" si apre subito con un chiaro intento, di far saltare e far tenere alti i ritmi. Il riff centrale, tipico di Morello, è nuovamente fatto per muoversi, con poco spazio per l'introspezione. Si chiude sempre con la rabbia dentro, quella di "Freedom", dichiarazione pura e semplice di libertà, urlata ossessivamente nel finale.

Un album che ascoltato prima di un'attività dona una carica incredibile, e che ascoltato durante, lascia energia anche per il dopo, per non fermarsi allo sport, tenendo alta la voglia di dichiarare la propria voglia di giustizia (e libertà, qualunque cosa essa sia).

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