venerdì 27 novembre 2015

Siamo più al sicuro se facciamo sport soli o in compagnia

Questo articolo si indirizza a tutti gli sportivi che praticano delle discipline che prevedono un certo livello di rischio o pericolo e che, in certi sfortunati casi, richiedono il soccorso da parte di un'altra persona. 

Detto questo, credo che i rischi siano connessi a ogni sport e un infortunio o un malore si possano presentare in ogni disciplina. Un mancamento durante una sessione di nuoto, una caduta in bicicletta o una frattura per un trailer, sono dei possibili esempi.

In queste situazioni è meglio trovarci in una strada nell'orario di punta o in un sentiero meno affollato? Nuotare in una piscina estiva o in una meno frequentata? Voi cosa ne rispondereste?

Credo molti di voi propenderanno per i luoghi a più alta densità umana, purtroppo però un famoso esperimento di psicologia sociale ci potrebbe far pensare il contrario. Parlo dell'esperimento svolto da Latanè e Darley, ispirato a un noto fatto di cronaca: l'omicidio di Kitty Genovese (Palmonari, 2012)

Nel 1964 Kitty Genovese è stata violentata e accoltellata ripetutamente in strada da uomo. L'aggressione è durata circa 30 minuti e nessuno dei vicini, affacciatesi alla finestra, è intervenuto per aiutare la donna in pericolo.

Attraverso degli ingegnosi esperimenti, Latanè e Darley, hanno dimostrato come in situazioni in cui siano presenti altre persone tendiamo a non essere spinti a fornire il nostro aiuto, sperando che sia qualcun'altro a farlo al posto nostro. Si parla a tal proposito di effetto spettatore.

Questo può essere spiegato, perchè in contesti ad alta densità umana le responsabilità vengono diffuse tra tutti i presenti ed è perciò più difficile che qualcuno si senta di "dovere" di intervenire. Oltre a questa, intervengono altre variabili. Quando siamo in un contesto sociale siamo soliti guardare gli altri per valutare quale sia l'azione corretta da intraprendere. Se nessuno interviene si viene a creare una situazione ambigua, perchè da una parte ci accorgiamo che una persona necessita il nostro aiuto, ma dall'altra parte il feedback che riceviamo dalle persone vicine a noi è opposto. In ultimo, scegliere di intervenire ci porterebbe sotto i riflettori e quindi saremmo soggetti a eventuali critiche.

Questi fattori ci possono far comprendere che se dovessimo avere un infortunio o un incidente mentre facciamo sport sarebbe auspicabile che il luogo in questo accada sia frequentato, ma non eccessivamente. In tal caso i passanti si sentirebbero in dovere di intervenire e di venirci ad aiutarmi.


BIBLIOGRAFIA
A. Palmonari, N. Cavazza (2012). Ricerche e protagonisti della psicologia sociale. Il mulino. 

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