mercoledì 23 dicembre 2015

Musica in movimento: Marlene Kuntz - Catartica

Lo sciatore italiano Dominik Paris, tra i migliori discesisti degli ultimi anni, ha una passione musicale. Suona la chitarra elettrica, con tendenze death metal. Che questo gusto possa aggiungere in qualche modo il coraggio e pelo sullo stomaco durante le picchiate a oltre 100 km/h sulle piste del circuito di Coppia del Mondo, credo solo si possa tranquillamente affermare.
Ora non avendo io una grande cultura di death metal (ma sulla quale rimedierò presto con qualche chicca), propongo un gruppo italiano che nell'esordio fece grande scalpore per la propria potenza ed energia, unito a un po' di gusto per la melodia. Parlo dell'album "Catartica", del 1994, opera prima dei cuneesi Marlene Kuntz. Un'ottima musica anche per accompagnare prestazioni sportive impegnative.


L'apertura è proprio dedicata alla loro canzone più metal, "M.K.", vero manifesto di presentazione. Il gusto metallaro del chitarrista Riccardo Tesio si nota in pieno. Per tutto l'album la sua chitarra si miscelerà in maniera perfetta con quella di Cristiano Godano, che è anche il leader carismatico, cantante e autore di tutti i testi. 

Con "Festa Mesta" il ritmo è sempre alto, col batterista Luca Bergia a fare da perfetto metronomo. "Sonica" è più forse più lenta, ma la loro canzone emblema, quantomeno del primo periodo: una lunga introduzione di chitarre distorte, sfondi noise, loro vera impronta sonora, un testo criptico e audace, un continuo incessante crescendo strumentale fino all'epico finale. 

"Nuotando nell'aria" è l'altro loro grande successo dell'esordio, che seguendo le orme della precedente "Sonica" parte leggera, per poi continuare il suo incessante crescendo, con testo stavolta più poetico, epitaffio di una storia d'amore finito. "Giù giù giù" è piena potenza, col basso di Gianluca Viano a tenere alto il ritmo costantemente. 

Sin dal titolo, "Lieve" mostra un lato più morbido e melodico. Ciononostante il ritmo è alto, non si molla un attimo. Ancora più lenta la successiva "Trasudamerica", se si vuole, un momento di respiro, apparente però, perché c'è sempre quella forza strumentale del gruppo a tenere alta l'attenzione

Si torna su ritmiche decisamente più veloci e spinte con "Fuoco su di te", con un testo contro, che non può far altro che donare ancora più energia. Ritmici ancora tesi e alti con "Merry X-Mas", invito a sudare e spingere prima della piccola pseudo pausa di "Gioia (che mi do)", più blanda, nonostante un ritornello dinamico e piacevole, adatta per recuperare forze. 


"Canzone di domani" dà ancora carica grazie al suo accumulo di tensione, perfetto aumento di ritmo prima del nuovo momento di leggero respiro di "Mala Mela", la quale comunque non cede mai troppo al riposo, anzi. Non è la descrizione di un podio quello di "1' 2' 3", altra canzone tipicamente noise, con strofa lenta ed esplosione del ritornello. Il finale di "Non ti scorgo più" è un saluto, il defaticamento, fatto di distorsioni strumentali e suoni atmosferici.

Un album che, sulla scia del rock americano degli anni '90, ha segnato la storia del rock in Italia, purtroppo confinato in un breve periodo di tempo e difficilmente riproponibile in tempi moderni.  

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