mercoledì 18 maggio 2016

Musica in Movimento: Afterhours - Hai paura del buio

Manuel Agnelli probabilmente è diventato più famoso in questi ultimi giorni, dopo l'annuncio di essere tra i giudici della prossima edizione di X-Factor, che per la sua grande carriera musicale. Non poche polemiche ha creato la sua scelta, essendo stato lui l'emblema del rock indipendente italiano, sempre fuori dalle righe, sempre in tentativo di promuovere i nomi del rock italiano meno conosciuti ma meritevoli di attenzioni. 

Per chi non lo sapesse, Agnelli è il leader degli Afterhours, affermatisi senza quasi mai cedere alle lusinghe commerciali e autori con "Hai paura del buio?", del 1997, di uno dei migliori album rock della storia italiana. Nella grande varietà di stili, di suoni e di ritmi, quest'opera non può che diventare un ottimo consiglio da ascoltare durante le nostre attività.

Si apre con l'introduzione di mezzo minuto della title-track, "Hai paura del buio?", dove si mescolano vari effetti sonori ed una chitarra acustica, presagio di "1.9.9.6.", un incedere lento e un testo cattivo e alternativo, in ogni senso. "Male di miele" è una delle canzoni rock italiane più importanti e belle degli anni '90, un pezzo con richiami grunge e il solito testo enigmatico di Manuel Agnelli. 

Con "Rapace" gli Afterhours riescono a mostrare la loro capacità di fare ballate in cui coniugare strofe dolci con ritornelli esplosivi. "Elymania" mostra ancora questa bravura nel passaggio tra strofe mormorate e ritornelli urlati, effetto che sublima in "Pelle", brano quasi intimista, dove fa bella figura il violino mai banale di Dario Ciffo. 

Toni hardcore-punk nella breve "Dea", con Giorgio Prette alla batteria a tenere alto il ritmo per una nostra ipotetica variazione più intensa. Lenta e sperimentale è "Senza finestra", una chitarra acustica ed effetti di chitarra a creare un'atmosfera inquietante e spiazzante. Sorte simile per "Simbiosi", apparentemente una struggente canzone chitarra-voce, ma con in sottofondo strani effetti sonori e un vociare di voci femminili. 

Più sognante "Voglio una pelle splendida", un'altra classica che definisce una volta in più con decisione il loro stile inconfondibile nelle ballate rock. "Terrorswing" è un altro intermezzo distorto e disturbante, con i feedback di chitarra di Xabier Iriondo, sempre pronto lungo tutto l'arco dell'album a creare sottofondi noise e atonali. 

"Lasciami leccare l'adrenalina" è un altro pezzo quasi punk, una provocazione misogina e violenta, utile nel nostro caso per ancora una rapida variazione di ritmo. Andamento lento, oscuro, che prende spunto chiaramente dal grunge più depresso, "Punto G" è un pezzo clou, preludio di "Veleno", un pezzo rock perfettamente riuscito e decisamente stimolante dal punto di vista ritmico. 

Musica classica invece come sfondo per la stramba "Come vorrei", violino e pianoforte duettano in modo insolito e spiazzante, eppure perfettamente coerente con la mirabolante varietà dell'album. Ancora distorsioni e andamenti tra noise e grunge in "Questo pazzo pazzo mondo di tasse", ricetta simile a quella di "Musicista contabile", invettiva contro i musicisti che si svendono: nonostante la lunghezza, queste due canzoni non danno per nulla la sensazione di "riempimento", ma di canzoni perfettamente incastrate nell'insieme. Eppure, quando parte "Sui giovani d'oggi ci scatarro su", non si può rimanere indifferenti alla rabbia e all'energia che sprigiona il gruppo. 

Il finale è una ballata al pianoforte di Manuel Agnelli, accompagnato in modo strano e originale dal basso di Andrea Viti e da altri suoni più spiazzanti, il perfetto finale sbilenco e dissacrante.

Nonostante la copertina raccapricciante, anche se in linea con l'ironia e la provocazione del gruppo, l'album rimane una delle opere fondamentali, se non LA più fondamentale, del rock indipendente italiano. Troppo tempo fa ormai, prima di Manuel Agnelli a X-Factor.

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